mercoledì 29 luglio 2015

Azzurrina il Fantasma di Montebello




Queste sono alcune delle molteplici definizioni che vengono attribuite alla parola “fantasma”, ma questi esseri considerati soprannaturali cosa sono realmente? Sono solo frutto di leggende e della fervida immaginazione dell’essere umano oppure dietro i racconti che parlano di queste entità si cela qualcosa di veritiero? Sappiamo che quasi sempre le leggende hanno un qualche fondo di verità e forse anche tutto ciò che aleggia attorno ai fantasmi non è poi da considerarsi così assurdo.
La parola “fantasma” deriva dal greco “φάντασμα (phàntasma) che significa “apparizione”. Nella tradizione popolare si identifica un fantasma come lo spirito di una persona deceduta, spesso in condizioni molto violente, che ha ancora un conto in sospeso con il mondo terreno e per questo vagherebbe tra noi. Spesso ci si riferisce a questa entità come a una presenza incorporea, a volte anche caratterizzata da alcuni elementi macabri o sinistri come l’assenza della testa, la presenza di rumori di catene o voci che fanno rabbrividire al solo pensiero. La figura del fantasma è così popolare che alcuni hanno provato anche a fornire una spiegazione pseudo scientifica con una teoria che sostiene che grazie a particolari situazioni ambientali, si possa creare una sorta di “buco nella luce” che renderebbe possibile vedere nel passato per pochi istanti. Questo infatti sarebbe il motivo del perché i fantasmi vengono visti oltrepassare muri, fluttuare nell’aria ed camminare immersi per metà nella strada; questo perché molto probabilmente nel passato non esisteva quel determinato muro, c’era una duna oppure la strada non era ancora stata costruita. Questa teoria, però, non spiega il fatto di come molti fantasmi possano interagire con noi. Al mondo esistono infinite storie di fantasmi e una miriade di persone che giurano di avere avuto un contatto con essi, ma oggi ci soffermeremo su una storia in particolare, forse la più famosa in Italia, ovvero la storia del fantasma di Guendalina, meglio nota col nome Azzurrina.
La leggenda di Azzurrina viene tramandata oralmente ormai da secoli dagli abitanti di Montebello di Torriana, una frazione del comune di Poggio Torriana, in provincia di Rimini. Come si sa in questi casi il racconto dei fatti accaduti non è mai fedele all’originale, ma subisce inevitabilmente una modificazione dovuta al tempo. Esso è riportato per la prima volta in un documento scritto nel 1620, dopo quasi tre secoli di leggenda popolare tramandata oralmente. Questo documento è conosciuto con il titolo di “Mons Belli et Deline” ed è custodito all’interno del castello stesso. La sua paternità sembra appartenere ad un monaco o sacerdote, che vi raccolse tutta una serie di leggende popolari, originarie di quella terra. Ma ecco, grazie anche a questo documento, cosa sappiamo oggi di questa storia:
Guendalina nacque nel 1370 ed era figlia del feudatario di Montebello: Ugolinuccio o Uguccione. Solitamente padre e figlia sono indicati col cognome Malatesta, famiglia signorile di Rimini che allora controllava anche Montebello. Guendalina era una bambina albina e la superstizione popolare del tempo collegava l’albinismo con eventi di natura magica e perfino diabolica. Per questo il padre aveva deciso di farla sempre scortare da un paio di guardie e non la faceva mai uscire dal castello dove abitavano per proteggerla dalle dicerie e dal pregiudizio popolare. Per tentare di nascondere la sua diversità, la madre le tingeva ripetutamente i capelli con pigmenti di natura vegetale. Questi, complice la scarsa capacità dei capelli albini di trattenere il pigmento, avevano dato alla bimba riflessi azzurri. Questa particolarità unita al colore azzurro cielo dei suoi occhi ne originarono il soprannome “Azzurrina”.
Ma come mai si parlò tanto di questa bambina? Ebbene, la piccola nel 1375 all’età di soli 5 anni, fu protagonista di un triste fatto di cronaca. Era il 21 giugno, il padre era fuori in battaglia e Azzurrina, come sempre vigilata da due armigeri, stava giocando nel castello di Montebello con una palla di stracci mentre fuori infuriava un temporale. Ad un certo punto la palla con cui la bambina stava giocando cade rimbalzando per le scale che portavano alla ghiacciaia sotterranea, così Azzurrina la rincorse nel vano tentativo di recuperarla. Ma all’improvviso le guardie sentono un urlo lancinante, capiscono che proveniva dalla ghiacciaia e corrono nel locale entrando dall’unico ingresso, essi però non trovarono traccia né della bambina né della palla. Il temporale sarebbe cessato con la scomparsa di Azzurrina e il suo corpo non è mai stato ritrovato. Qui finisce la tragica storia di Guendalina e inizia la misteriosa leggenda di Azzurrina.
E il 1990, il Castello è aperto al pubblico da appena un anno, ciononostante, la leggenda è già di dominio pubblico. C’è chi si schiera subito a sostenerla ciecamente, chi la contesta, molti la temono, altri la deridono, ma tutti ne parlano. E’ il 21 giugno di quell’anno quando una troup televisiva della RAI girò un documentario all’interno del castello. I tecnici effettuano le prime registrazioni. Le apparecchiature sono sofisticate. Tutte le frequenze vengono incise. Infine, in sede di studio si procede all’ascolto: tuoni, uno scrosciare violento di pioggia e poi dei suoni inquietanti che sembrano essere i pianti e i singhiozzi di una bambina. Dalle registrazioni molti affermano con assoluta certezza che si posso udire chiaramente i pianti e i singhiozzi di una bambina, i più scettici invece ritengono che tali suoni siano semplicemente il risultato del vento che si fa strada tra i cunicoli più stretti del castello.
Passano 5 anni, siamo nel 1995, è sempre il 21 giugno e vengono eseguite nuove registrazioni. Il suono che si capta è il medesimo di 5 anni prima. Passano altri 5 anni, nel 2000 e sempre il giorno del solstizio estivo quel misterioso suono si ripete. 2005, 2010, la leggenda continua a stupire studiosi e ricercatori e ai suoni cominciano ad affiancarsi anche delle presunte foto che immortalerebbero il fantasma della bambina .


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