domenica 2 agosto 2015

Clipeologia : Ufo nell'Arte

Nelle opere del Rinascimento sono dipinti degli UFO? Gli artisti dell’epoca vollero raccontare un segreto? Ha ragione chi ci crede? O ha ragione chi contrasta queste ipotesi accusandole di essere a dir poco fantasiose?
Secondo me, hanno ragione entrambi a seconda dei casi.
Con questo articolo vorrei dare un contributo di chiarezza alle due posizioni che, caso per caso, hanno ragione oppure torto.
Non mi voglio limitare a dire se nei dipinti ci siano oppure no oggetti anacronistici. Mi interessa capire se avrebbe senso la loro presenza, se potrebbero davvero essere quel che sembrano, ovvero degli Ufo, intendendo oggetti volanti non identificabili.
Il primo ostacolo da superare, e voglio cominciare da qui, è il fenomeno della cosiddetta “pareidolia”. Per spiegare questo concetto psicologico complesso uso un esempio semplice. Chi di noi non si è soffermato a guardare le nuvole in cielo e non ha giocato a vedere in esse figure di animali, volti o altro? Per l’appunto si tratta di un caso di pareidolia, ovvero il sovrapporre a un oggetto l’immagine suggerita dalla nostra immaginazione.
Chiunque contrasta le ipotesi di Ufo nell’arte, utilizza questo movente.
In molti casi, in effetti, c’è chi si diverte a creare falsi misteri e così una fotografia sbiadita, mossa o logora diventa la prova dell’esistenza di fantasmi o alieni. Perfino il pulviscolo su cui riflette il flash di una fotocamera digitale diventa un’ “entità” non meglio definita. Ipotesi coraggiosa.
Dobbiamo sapere che la nostra mente interpreta la realtà che vede attraverso la deformazione dei nostri occhi, strumenti imprecisi ma di cui abbiamo imparato a fidarci ciecamente (scusate il gioco di parole), insieme con gli altri quattro sensi: gusto, olfatto, tatto, udito. In base ai cinque sensi, limitati, imperfetti, deformanti se non a volte falsificatori, l’Uomo conosce, sperimenta, interpreta il mondo e l’Universo, con la perversa pretesa di avere un quadro completo della realtà.
Questa breve digressione mi serve per arrivare al dunque: a seconda dell’epoca storica gli avvistamenti di oggetti volanti non identificabili in cielo vengono descritti con immagini familiari per le persone di quel periodo.

Paolo Uccello – Scene di vita monastica
Si parla molto in rete e sui libri del dipinto di Paolo Uccello, laTebaide (Scene di vita monastica) 1450-1475 custodito nella Galleria dell’Accademia di Firenze. In un piccolo particolare, davvero piccolo, vi è la raffigurazione di San Gerolamo che prega contrito in ginocchio sotto il crocefisso. Di lato, sulla collina del Golgota, un oggetto rosso “di forma discoidale, con una scia come se stesse sfrecciando…” Basta conoscere la storia del Santo, basta cercare altre raffigurazioni, basta ragionare insomma, per capire che quel che sembra un cappello cardinalizio è proprio un cappello cardinalizio. San Girolamo infatti rinunciò alla carriera ecclesiastica per farsi monaco e per questo la scena che lo ritrae contiene sempre il cappello gettato lontano. Le dimensioni ridotte e il fatto che sia appoggiato a terra non lasciano dubbi. Mistero svelato.

Piero della Francesca – Annunciazione
 Ad Arezzo, un altro dipinto che per molti simboleggia elementi ufologici: L’Annunciazione di Piero della Francesca, del 1455. Innanzi tutto chiariamo che con il termine “Annunciazione” non si fa riferimento alla nascita di Cristo, ma all’imminente chiamata e ascesa al cielo della stessa Maria. Questo fatto è sconosciuto ai molti che trattano superficialmente l’argomento, ed è un peccato perché il “raggio traente” che Dio manda nelle stanze di Maria ricorda da vicino i racconti dei presunti addotti e quindi può essere visto come una prova della raffigurazione di un evento ufologico.
Certo, l’autore dipinge spesso le nubi a forma discoidale, ma in questo dipinto una di quelle nubi veicola Dio. Era diffusa l’immagine di un Dio con la barba che vive sulle nuvole e quindi non dovrebbe stupire. Ma in realtà alcuni elementi mi fanno propendere verso un messaggio ben preciso. La Madonna salì al cielo, così come il figlio Gesù, che venne presto nascosto da una nube. Altre persone nella Bibbia ascendono al cielo dove vengono a contatto con personaggi non umani depositari di saggezza e conoscenza. Lo stesso Enoch scomparve fra le nubi e San Paolo racconta di sapere di persone portate nei cieli ancora in vita.
La forma a cappello delle nuvole è in linea con gli avvistamenti nei cieli dell’epoca, nelle cui cronache leggiamo di cappelli volanti che si muovono nell’aria sotto gli occhi di persone sgomente.
Nei testi sacri gli Angeli, o la “voce di Dio”, arrivano a bordo di Nuvole che emettono rumori assordanti come se si sgretolassero le montagne. Proviamo a immaginare lo stupore di chi si trovasse ad assistere a un’esperienza di questo tipo! Noi oggi abbiamo nella testa immagini tecnologiche e quindi disegneremmo un disco volante, ma all’epoca le immagini più ricorrenti erano le forme della natura.
Quindi la domanda è: chi era che viaggiava a bordo di nubi fiammeggianti e rumorose già nell’antichità?
Le nuvole forse andrebbero interpretate come simbolo di qualcos’altro che all’epoca non si riusciva a descrivere?
Potrebbe quindi essere dipinta una scena che contiene elementi ufologici. Potrebbe significare che è credibile, con buona pace dei critici d’arte. La scena è quel che è, ma anche qualcos’altro, un messaggio trasparente.
E’ di fine ‘500 l’opera delSalimbeni la Glorificazione dell’Eucaristia, a Montalcino.
Un’opera meravigliosa da vedere di persona e non solo in fotografia. Oscena la palestra in vetrata verde che l’amministrazione ha addossato all’antica chiesina. Va detto.
Nel dipinto d’altare, dall’alto dei cieli, sulle nubi, Dio e Gesù guardano in basso dove c’è una strana sfera dalla cui sommità escono due “antenne” che le figure sacre manovrano. In alto la colomba dello Spirito Santo.
C’è chi vede in quella strana sfera grigia, quasi metallica, un oggetto tecnologico. Il termine antenne viene spesso usato e addirittura si dice che dal basso fuoriesca una specie di “obiettivo” come di telecamera.
Innanzitutto non fuoriesce nulla: invito chi diffonde false notizie ad andare e vedere con i propri occhi. In basso un effetto ottico fa sembrare che qualcosa effettivamente fuoriesca ma se si osserva il meridiano che scorre sul globo si vede che l’oggetto è all’interno del globo stesso e si vede chiaramente che si tratta della luna, così come in alto compare, sempre all’interno, il sole. Il globo terracqueo rappresenta l’universo, raffigurato spesso come una sfera con all’interno il sole la luna e la terra, su cui la Trinità appone la firma in quanto Creatore. Svelato anche il mistero delle “antenne”.
Un elemento però rimanda agli Ufo. Negli anni ’70 venne lanciato in orbita lo sputnik che, se confrontato con il globo dipinto lascia perplessi: sono identici. Ipotizzando che nel dipinto vi sia un oggetto metallico, si spiegherebbe allora la presenza del sole e della luna ma non all’interno, bensì riflessi dalla superficie del satellite!
Ma come si può pensare allo sputnik nel 1500?
Ebbene, forse non il satellite russo, ma in quegli anni qualcosa di strano avveniva nei cieli d’Europa. Nelle Gazzetta di Norimberga del 1561 e nella Gazzetta cittadina di Basilea 1566 si racconta di avvistamenti fatti da più persone e ricorrenti nel cielo: decine se non centinaia di sfere nere che sfrecciano in ogni direzione.
E’ questo fatto che nessuno ha considerato e che ha colpito la mia attenzione. In altri dipinti dell’epoca e per un periodo limitato, compare il globo, a volte trasparente, a volte “metallico”. La stessa epoca in cui avvennero e sono testimoniati da fonti storiche (non racconti o testi sacri facilmente opinabili) decine di avvistamenti di oggetti simili nei cieli.
Cosa c’è da stupirsi o da indignarsi, cari critici, del fatto che un artista, ben integrato nel suo tempo come lo erano tutti, abbia voluto imprimere un elemento distintivo del suo periodo storico?  Ovvio poi che venga associato alla divinità. Tutto ciò che non era spiegabile veniva “sicuramente” da Dio.
Potrebbe quindi essere dipinta una scena a carattere ufologico. Potrebbe significare che è plausibile. 

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Ma il dipinto più ricco di messaggi è, a mio parere, la Madonna con Bambino e San Giovannino del 1450 custodito nei Musei di Palazzo Vecchio a Firenze, poco accessibile ai media se non su lauto compenso. Peccato dato che è un bene dell’umanità, ma a Firenze si paga anche per entrare in Chiesa, per via di opere che Michelangelo e compagni avrebbero preferito per tutti e non per alcuni. Non dovrebbe essere così e ho avuto modo di indignarmi per quanto la mia indignazione non abbia peso e sia rimasta soltanto dentro di me.
Sullo sfondo, alle spalle della Madonna, su un’altura, un uomo accompagnato da un cane osserva il cielo, schermandosi gli occhi con una mano, in direzione di un oggetto grigiastro, a forma di “pentola a pressione”, inclinato sul suo asse e dalla cui superficie emanano raggi di luce. Non si può dire che sia il sole se non accusando il pittore di inettitudine dato che il sole lo sa dipingere anche un bambino. Quindi non può essere il sole, non è nemmeno tondo! E come se non bastasse il sole c’è già nel dipinto, a sinistra.
E’ più probabile che si tratti della nube di fuoco di cui parla il Protovangelo di Giacomo (150 d.C.): la grotta è pervasa di una grande luce prodotta da una “nube luminosa”.
Ancora una volta una nube, luminosa. La stessa che appare nei cieli accompagnata dalla “voce di Dio”, oppure che rapisce i personaggi delle ascensioni al cielo, la stessa da cui i Santi ricevono le stigmate, la stessa da cui scende la colomba, insomma un elemento ricorrente e che non può essere soltanto naturalistico.
In altri dipinti ci sono nuvole luminose dipinte però come nuvole e fanno parte della scena principale, non stanno sullo sfondo, su un livello di osservazione (e di significato) più profondo. La nube più simile alla nostra compare nella Natività di Lorenzo Monaco conservata al Metropolitan Museum di New York.
Secondo Vittorio Sgarbi, ospite nella mia stessa puntata di Mistero, si tratterebbe di una “macchia preterintenzionale”, quindi un errore dell’artista…
Si tratta di un ufo, cosa se no? Di che natura non ci è dato saperlo.
misteri di questo quadro, anzi, i messaggi, non sono finiti.
Oltre all’ufo potrebbe esserci qualcos’altro, un messaggio esoterico sulle origini stesse della simbologia cristiana.
simboli legati al cristianesimo sono derivati da altre religioni precedenti e correndo a ritroso si arriva a un calderone iniziale fatto di astrologia e culti solari. Non a caso si parla di stella associata a Maria e di sole associato a Gesù.
Il racconto della natività, intriso di simbologia, parla chiaro. I tre re che seguendo la stella vanno verso il luogo in cui nasce Gesù, altro non sarebbero che le tre stelle della cintura di Orione, da sempre chiamate per l’appunto “tre Re”. La stella più luminosa è senza dubbio Sirio, la Sothis-Iside dell’antico Egitto. Nel periodo del solstizio di inverno, 21-22 dicembre, il Sole ricomincia a salire in cielo e la levata eliaca ha rappresentato la fonte dei culti del Sol Invictus e altre festività pagane prima e cristiane dopo. Ebbene, in quel periodo dell’anno le stelle della cintura di Orione si allineano con la stella Sirio e puntano all’Orizzonte nel luogo in cui risorge il sole. Quindi i tre re, seguendo la stella, arrivano nel luogo dove nasce Gesù.
Nel quadro Madonna con Bambino e San Giovannino di Jacopo del Sellaio è rappresentata probabilmente questa scena. C’è chi parla di misteri e complotti ma uno storico qualsiasi sa di cosa stiamo parlando e senza paura, ancora per il momento, di inquisizione non c’è da vergognarsi nel raccontare fatti storici. Le tre fiammelle sono interpretate spesso come attributi morali e spirituali di Maria, ma possono essere interpretate appunto come tre stelle. Ma se i tre re sono le stelle, dove sarebbe nel dipinto la “stella più bella” (appellativo di Maria nei canti cristiani), quella che li guida? Sulla spalla della Madonna la risposta. Una stella, circondata da altre fiammelle.
Che l’artista abbia voluto raccontare più storie in una sola? Che si sia voluto raccontare in un solo fotogramma più sequenze? Magia dell’arte, ma la verità è rimasta con Jacopo del Sellaio (l’opera è a lui attribuita).

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