mercoledì 29 luglio 2015

Necronomicon (Il libro dei morti)




Il “Necronomicon” è considerato da molti un testo maledetto. Esso è il “libro dei Morti”, e secondo la leggenda l’autore prese parte a molti misteriosi pellegrinaggi tra le rovine di Babilonia e le catacombe segrete di Memphis e trascorse dieci anni in completa solitudine nel grande deserto dell’Arabia meridionale, il Raba El Khaliyeh, (o “Spazio vuoto” degli arabi antichi) e Dahna, o “Deserto Cremisi” dei moderni, ritenuto dimora di spiriti maligni e mostri mortiferi.
Si dice che alcune copie di questo libro siano scritte con il sangue e rilegate con la pelle di esseri umani uccisi nel corso di riti sacrificali. Il Necronomicon prevederebbe che il Grande Cthulhu, dio con testa di Polipo, segretamente venerato da folli adoratori nei più disparati recessi della terra, sarebbe stato imprigionato all’alba dei tempi nella sua città sommersa dalle acque.
Lì Cthulhu attenderebbe pazientemente il momento in cui le stelle torneranno nella giusta posizione. A quel punto il mostro dovrebbe riemergere e riprendere il dominio della terra.

Iniziando a tornare nel mondo reale, secondo lo scrittore di racconti fantastici Howard Phillips Lovecraft, il Necronomicon (il cui titolo originale in arabo è Al Azif) è un testo di magia nera redatto da uno stregone arabo di nome Abdul Alhazred, vissuto nello Yemen nell'VIII secolo d.C. e morto a Damasco in circostanze misteriose (si dice fatto a pezzi in pieno giorno da un essere invisibile).
In realtà il Necronomicon è uno pseudobiblium, cioè un libro mai scritto, ma citato come se fosse vero in libri realmente esistenti.
Il Necronomicon, infatti, è solo un espediente letterario creato da Lovecraft per dare verosimiglianza ai propri racconti, che diventò gradualmente un gioco intellettuale quando anche altri scrittori cominciarono a citarlo nei loro racconti di genere horror o fantascientifico.
Lo stesso Lovecraft fu quasi costretto, a un certo punto, a confessare che il Necronomicon era una sua invenzione quando si accorse che troppi suoi fans lo avevano preso sul serio; ed anche oggi non mancano persone che credono alla reale esistenza del Necronomicon.
C'è incertezza su quale possa essere stata la fonte ispiratrice di Lovecraft per la creazione del Necronomicon. Secondo De Turris e Fusco sarebbe stata la Clavicola di Salomone, un celebre grimorio che l'autore di Providence avrebbe conosciuto attraverso Cerimonial Magic, un libro di A. E. Waite del 1898, mentre secondo lo studioso americano Roger Bryant il Necronomicon sarebbe un adattamento del Picatrix, un testo arabo di magia del XII secolo. Per Domenico Cammarota, invece, il Picatrix non può essere la fonte del Necronomicon perché non è un testo di magia, ma di alchimia e di erboristeria. Lovecraft, però, si sarebbe ispirato al suo autore, l'alchimista iracheno ‘Abd al-Latīf, per creare la figura di Abdul Alhazred.

Il libro cominciò ad uscire dalla finzione letteraria per entrare nel mondo reale nel 1941, quando un antiquario di New York, Philip Duchesne, mise nel proprio catalogo un riferimento al Necronomicon, di cui forniva la descrizione e fissava il prezzo a 900 dollari. Nel 1953 il giornalista Arthur Scott, in un articolo sul mensile americano Sir!, sostenne che il Necronomicon sia scritto su fogli di pelle umana prelevata da persone uccise con fatture stregonesche.

Da quel momento si moltiplicano i riferimenti al Necronomicon sui bollettini dei bibliofili e perfino nel catalogo della Biblioteca Centrale dell'Università della California.
Alla fine degli anni '60 Lyon Sprague De Camp durante un viaggio in Oriente acquista uno strano manoscritto proveniente da un villaggio del nord dell'Iraq e al ritorno lo fa esaminare da alcuni esperti americani che però lo avvertono che il testo è una sequenza di segni priva di significato, che cerca di assomigliare al persiano e che risale al XIX secolo: un imbroglio, insomma. Sprague De Camp decide comunque di pubblicarlo in facsimile, raccontando la vicenda e facendolo passare per il Necronomicon, aggiungendo particolari inquietanti per rendere il tutto verosimile.
Negli anni '70 Colin Wilson, senza alcuna prova, sostiene che Lovecraft mentiva quando affermava che il Necronomicon non esiste, per coprire le responsabilità del padre, affiliato alla massoneria egiziana fondata da Cagliostro e possessore di una copia del Necronomicon (probabilmente, nella traduzione inglese effettuata da John Dee).
Nonostante sia ovvio che siamo in presenza di un libro immaginario, esistono ancora persone che lo credono reale, perfino in Italia. Questo è dovuto in parte anche alla grande voglia di speculazione che c'è stata da parte di molti quando hanno fiutato il mercato delle persone che ci potevano cascare.
Da quando in Italia si pubblicò il Necronomicon di Wilson-Langford-Turner, a cura di Gorge Hay, e poi in Il Necronomicon - Il libro proibito di H.P. Lovecraft (1994) e Il Necronomicon 2 - la tomba di Alhazred (1998), moltissimi lettori si sono rivolti alla casa editrice, chiedendo se il Necronomicon esistesse realmente.
Nell'intenzione degli autori la risposta a questa domanda avrebbe dovuto essere già contenuta nel carattere giocoso degli scritti stessi, ma la voglia di credere all'esistenza del grimorio è stata tanto forte da rendere necessaria la pubblicazione di un saggio per far luce in maniera definitiva sull'annosa questione.
In realtà, lo stesso Lovecraft aveva già spiegato la cosa in una lettera a Frank Belknap Long, datata 26 gennaio 1921: "Il personaggio del folle Abul Alhazred è inventato. Il distico 'That is not dead which can eternal lie / And with strange eons even death may die' è mio e Alhazred è uno pseudonimo che adottai quando avevo pressappoco cinque anni e andavo pazzo per Le mille e una notte."
Un'invenzione quindi che, racconto dopo racconto, ha accresciuto il proprio peso all'interno della narrativa lovecraftiana e non solo. Sfruttati a più riprese da amici ed ammiratori del Solitario di Providence, il Necronomicon e il suo "folle" autore divennero ben presto un cardine di molta letteratura fantastica, eccitando a tal punto la fantasia di migliaia di lettori da indurli a credere alla reale esistenza del grimorio.


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